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332 LUISA BONOLIS
1933
Nell'ottobre di quest'anno Fermi partecipa al settimo Congresso Solvay: la fisica nu-
cleare ha fatto passi da gigante a livello sperimentale e il modello del nucleo composto di
protoni e neutroni è abbastanza ben stabilito attraverso il lavoro di Werner Heisenberg,
Dmitri Iwanenko e Ettore Majorana. Sono presenti tutti i più importanti fisici nucleari
del mondo, come James Chadwick, Patrick Blackett, Ernest Rutherford, Lise Meitner,
Frédéric Joliot e Irène Curie, Ernest Lawrence (unico americano invitato) insieme ad
alcuni fisici teorici, come Niels Bohr, Werner Heisenberg, Wolfgang Pauli, Paul Adrien
Maurice Dirac e George Gamow. In quest'occasione Pauli presenta di nuovo la sua idea
del neutrino, che per la prima volta compare negli atti del congresso. Thttavia è ancora
una ipotesi abbastanza vaga e in ogni caso non esiste ancora una teoria formale del pro-
cesso di decadimento β. Due mesi dopo Fermi completa il suo celebre lavoro Tentativo di
una teoria dei raggi β, in cui applica la teoria quantistica dei campi alla radioattività β:
l'emissione di un elettrone è simile all'emissione di luce da parte di un atomo eccitato -né
la particella β né il quanto di luce sono contenuti dentro l'atomo prima dell'emissione-
ma l'emissione della particella β non è dovuta all'interazione elettromagnetica, bensì a
una nuova classe di forze, che molto più tardi sarà conosciuta come interazione debole.
Secondo la teoria, elettroni e neutrini possono essere creati e distrutti, ogni transizione
da neutrone a protone deve essere accompagnata dalla creazione di un elettrone e di un
neutrino all'atto del processo di disintegrazione. In questo modo Fermi bandisce formal-
mente gli elettroni dal novero dei costituenti del nucleo e apre un nuovo campo della
fisica delle particelle elementari, la fisica delle interazioni deboli. Inoltre chiarisce defini-
tivamente che il neutrone non è un sistema legato protone-elettrone, come molti avevano
pensato in un primo momento e spazza via ogni dubbio relativo alle congetture di Bohr
sulla non conservazione dell'energia nei processi di decadimento. L'articolo compare su
"La ricerca scientifica" , ma in realtà Fermi aveva deciso di annunciare i risultati della sua
teoria in una lettera a "Nature". Il manoscritto era stato respinto e gli era stato risposto
che conteneva troppe speculazioni astratte ed era "troppo lontano dalla realtà fisica" .
Segrè ricorda che "Fermi era pienamente consapevole dell'importanza del suo lavoro e
disse che pensava che quello sarebbe stato il suo capolavoro, ricordato dalla posterità".
I risultati di Fermi aprono nuove prospettive alle ricerche già in atto sulle forze nucleari.
In quegli stessi anni un gruppo di giovani ricercatori si sta aggregando a Firenze sotto la
protezione di Antonio Garbasso, direttore dell'Istituto di Fisica, anche lui, come Corbi-
no, personaggio molto influente a livello istituzionale. Nel 1928 Gilberto Bernardini era
divenuto assistente di Enrico Persico, che due anni prima aveva vinto insieme a Fermi la
cattedra di fisica teorica e che in quegli anni insegnava la nuova meccanica quantistica.
Nel 1928 si era trasferito a Firenze, dopo esser si laureato a Bologna, il ventitreenne Bruno
Rossi. Nel 1929, grazie alla sua intuizione viene individuato un promettente programma
di ricerca a lungo termine: la fisica della radiazione cosmica. Vengono subito costruiti
dei contatori Geiger-Müller posti in coincidenza per studiare il potere penetrante delle
particelle ionizzanti associate alla radiazione cosmica e il giovane Rossi realizza il suo
famoso circuito elettronico a coincidenze multiple, che consentiva di osservare impulsi si-